Parma, 9 settembre 2024 - La ricerca neurofisiologica dell’Università di Parma e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma ha meritato la copertina del Journal of Clinical Neurophysiology: nel numero di settembre la rivista ufficiale della American Society of Clinical Neurophysiology ospita un’immagine tratta dalla review Cyclic Alternating EEG Patterns: From Sleep to Encephalopathy sull’organizzazione ciclica dei microrisvegli, scoperta realizzata nel Laboratorio del sonno di Parma. 

Il lavoro è firmato da ricercatrici e ricercatori di Università e Ospedale guidati dal direttore della UOC Neurologia Liborio Parrino: Irene Florindo, Carlotta Mutti e Francesco Misirocchi. Insieme a loro Lawrence Hirsch, Direttore della Divisione di Epilessia dell’Università di Yale e leader mondiale degli studi sull’elettroencefalogramma (EEG) nel coma. La review è la più recente tappa di un fecondo percorso di ricerca avviato a Parma molti anni fa, a testimonianza della lunga e illustre tradizione della ricerca di Parma in materia.

Negli anni Ottanta, nella Clinica Neurologica di Parma, studiando un gruppo di tredici pazienti affetti dalla malattia di Creutzfeldt-Jakob (la “sindrome della mucca pazza”) si scoprì che il contributo diagnostico dell'EEG era fornito non solo dalla presenza delle note anomalie pseudoperiodiche, ma anche dalla comparsa di modificazioni cicliche del tracciato. Durante il tracciato alternante ciclico, il ritmo cardiaco, la frequenza respiratoria e le scosse muscolari oscillavano all’unisono con le modificazioni EEG.

Il comportamento EEG della malattia di Creutzfeldt-Jakob venne in seguito riscontrato, a evoluzione invertita, nel coma post-traumatico, dove la comparsa di un tracciato alternante ciclico si accompagnava al graduale recupero clinico e al lento ripristino di un sonno fisiologico.

Da qui la domanda che allora si posero ricercatori e ricercatrici: se il tracciato alternante ciclico è presente nel coma, dove modula le principali funzioni autonomiche e comportamentali, non sarà per caso rintracciabile anche nelle pieghe della normale struttura del sonno?

In effetti si riscontrò anche nel sonno la trama netta e riconoscibile di un tracciato alternante ciclico: il CAP (Cyclic Alternating Pattern), acronimo coniato a Parma nel 1985 e diventato una sigla famosa in tutto il mondo come sinonimo di microstruttura del sonno e segno distintivo di una vigilanza instabile ma disciplinata. 

Dopo 36 anni, nel 2021, la Standardized Critical Care EEG Terminology (SCCET) della Società Americana di Neurofisiologia Clinica scoprì l’interesse della terapia intensiva per l’instabilità della vigilanza, introducendo le definizioni di “State Changes” e “Cyclic Alternating Pattern of Encephalopathy” (CAPE). A quel punto elettroencefalografisti e sonnologi della Clinica Neurologica di Parma hanno avviato una efficace operazione di contatto e intesa con Lawrence Hirsch, primo autore della SCCET e leader mondiale dell’EEG nel coma. La collaborazione è sfociata nella review ora ospitata sulla copertina del Journal of Clinical Neurophysiology, dove vengono esposte le analogie e le continuità tra CAP nel sonno e CAP nell’encefalopatia (CAPE). “Partito” dal coma il CAP ritrova quindi il coma: come in un gioco di specchi, il sonno riflette un coma fisiologico e il coma un sonno patologico.

Il prof. Hirsch sarà uno dei principali relatori del convegno internazionale Sleep, consciousness and epilepsy: EEG from Hans Berger to the third millenium, che si terrà il 4 e 5 ottobre al Campus Scienze e Tecnologie dell’Università di Parma e sarà caratterizzato dalla partecipazione di eminenti studiose e studiosi italiani e stranieri. A distanza di 100 anni dal primo EEG condotto su un essere umano (1924), la ricerca neurofisiologica dell’Università e dell’Ospedale di Parma non cessa di interrogarsi sulle nuove frontiere e modalità per decifrare il linguaggio delle onde cerebrali nel sonno, nell’epilessia e nel coma.

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