Parma 4 dicembre 2019 –Sono 500 milioni le persone nel mondo chiamate a fare i conti con l’Ossiuriasi, infezione parassitaria intestinale che colpisce prevalentemente i bambini in età scolare e pre-scolare. Si stima, infatti, che 1 bambino su 4 contragga l’Enterobius vermicularis, parassita responsabile dei fastidiosi sintomi di questa infezione. L’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) ci aiuta a capire come riconoscerla, prevenirla e curarla.Prurito intenso, avvertito nella zona perianale soprattutto durante le ore notturne, è il sintomo principale che deve destare sospetto. Ad accompagnarlo, spesso, anche manifestazioni come dolore addominale, diarrea e irrequietezza. Nei casi più acuti, inoltre, possono comparire anemie, deficit di vitamina B12 e disturbi a livello uro-genitale.“I parassiti intestinali colpiscono soprattutto i bambini che, a volte a casa o più spesso all’asilo o a scuola, trascurano le regole basidell’igiene come lavarsi le mani prima di mangiare e dopo essere andati in bagno - ha commentato la Professoressa Susanna Esposito, Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma e Presidente WAidid -. Ma oltre alla carenza di igiene, gli altri fattori di rischio da non sottovalutare sono i cibi poco cotti o crudi, in particolar modo le carni, oppure quelli non lavati in modo adeguato come spesso accade con frutta e verdura. L’elevata contagiosità degli ossiuri, poi, compromette anche la salute dei genitori. Per questo, seguire alcuni precisi accorgimenti si rivela fondamentale per la prevenzione di questa infezione e per evitare il contagio una volta che un soggetto all’interno della famiglia, o comunque di un gruppo, sia stato infestato”.Se si ha il sospetto di ossiuriasi, è bene ispezionare la zona anale e perianale appena svegli: nelle prime ore del mattino, infatti, è possibile rilevare la presenza di piccoli filamenti bianchi in movimento (ossiuri femmine) che durante la notte, quando il nostro organismo è a riposo, depongono le uova. Sono proprio i movimenti compiuti dalle femmine degli ossiuri a causare il prurito.Le larve nate dalla schiusa possono risalire fino al colon oppure, a seguito dello sfregamento dovuto dal prurito, passare alle mani e alla bocca.Il contagio, dunque, avviene per via oro-fecale. Nelle bambine, le larve di ossiuri possono inoltre raggiungere le parti intime provocando vaginiti.Ai fini della diagnosi è inoltre utile osservare accuratamente anche le feci e la biancheria intima, in cui è possibile accertare la presenza di ossiuri. A confermare l’infezione, poi, è lo scotch test, un’indagine che si esegue applicando nastro adesivo sulla zona anale così da poter raccogliere, nell’eventualità, le uova incriminate, da depositare su un vetrino ed esaminare successivamente al microscopio. I campioni, almeno tre, devono essere raccolti al risveglio.Una volta diagnosticata, l’infezione da ossiuri va curata attraverso la somministrazione di farmaci che sono in grado di eliminare i parassiti nella loro forma vitale, ma non le uova. Per questo motivo, è necessario somministrare due dosi, la prima delle quali al momento della diagnosi mentre la seconda dopo due settimane per poter eliminare le uova. Nonostante il trattamento, l’infezione da ossiuri può ripresentarsi, soprattutto se la seconda dose viene assunta in ritardo o se l’infezione è stata contratta da più persone all’interno di uno stesso gruppo. La condivisione di asciugamani, biancheria da letto, sanitari, ma anche dei giocattoli tra i più piccoli, aumenta in modo esponenziale il rischio di contagio.