L’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma ha recentemente acquisito un nuovo strumento per la preparazione di cellule staminali, il Clinimacs “Prodigy”, grazie a un’importante raccolta fondi promossa da Parma Ail, Associazione italiana contro le leucemie, che ha visto una larga partecipazione della cittadinanza e del mondo del volontariato. 

L’apparecchiatura, dal valore di circa 130.000 euro, consente, in un sistema chiuso e sterile, di separare sottopopolazioni di cellule ematiche a partire da espianti di midollo osseo o da raccolte di sangue periferico. Lo scopo è quello di rimuovere dal trapianto cellule potenzialmente dannose per il ricevente e di mantenere o espandere altre cellule molto utili per migliorare il successo del trapianto. Il separatore cellulare è stato presentato oggi da Franco Aversa, direttore unità operativa di Ematologia e CTMO dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Vittorio Rizzoli presidente Parma Ail, Giovanna Campaniella, responsabile del Governo clinico dell’Ospedale Maggiore, Vincenzo Vincenti, Pro Rettore con delega alla Sanità dell’Università degli Studi.

Il separatore cellulare

Il trapianto di cellule staminaliemopoietiche è la migliore terapia per molte malattie del sangue, in particolare leucemie acute, linfomi, mielomi, aplasie midollari e immunodeficienze congenite.

Negli ultimi 20 anni si è assistito ad un incessante progresso nelle conoscenze biologiche e nelle tecniche di trapianto che hanno portato al superamento dei due principali ostacoli ad un più vasto uso del trapianto: l’età del paziente e la disponibilità del donatore.

Per quanto riguarda l’età, il vecchio limite dei 40-45 anni è stato ampiamente superato e oggi si eseguono trapianti anche in persone di 70-75 anni e questo ha una importante ricaduta sociale dal momento che molte malattie ematologiche si verificano in questa fascia di età. Per quanto riguarda il donatore, si è passati dall’uso del solo famigliare identico, al donatore non famigliare reperito nei registri dei donatori volontari e di sacche di cordone ombelicale fino al donatore famigliare solo parzialmente compatibile (trapianto aploidentico).

La ricerca biologica ha avuto un ruolo importante nel favorire i progressi clinici del trapianto. La possibilità di scomporre le cellule staminali emopoietiche del donatore nei suoi vari compartimenti cellulari mediante manipolazione in laboratorio ha consentito di eliminare le componenti cellulari (T linfociti) responsabili di potenziali effetti negativi sul ricevente e arricchire per le cellule staminali (CD34+) utili all’attecchimento. Negli ultimi anni è stata ulteriormente perfezionata la procedura di manipolazione cellulare arrivando a selezioni super-selettive di sottopopolazioni dei T linfociti con il vantaggio di ottenere un migliore recupero delle funzioni immunitarie anti-infettive e anti-tumorali.

Tutto questo è possibile impiegando strumenti di laboratorio che in assoluta sterilità consentono di purificare il prodotto di partenza (CSE prelevate al donatore) fino alla frazione finale da infondere. La tecnologia industriale ha generato separatori di ultima generazione che consentono di processare le CSE in modalità differenti tra loro e in funzione del tipo di trapianto, in maniera ancora più sicura per qualità biologica e sterilità e in tempi più rapidi.

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